Michelle Williams racconta Dying for Sex, la sua nuova miniserie da oggi su Disney+
Le ideatrici e la protagonista Michelle Williams parlano di Dying for Sex, nuova miniserie su una donna che esplora la complessità dei suoi desideri sessuali a un passo dalla morte, disponibile in streaming su Disney+.

Dopo aver ottenuto la notorietà più di vent'anni fa grazie alla serie Dawson's Creek, Michelle Williams torna sul piccolo schermo con Dying for Sex, di cui è protagonista e produttrice esecutiva. Ispirata dal podcast omonimo ideato da Nikki Boyer e basata su una storia vera, la miniserie, disponibile in streaming su Disney+ da oggi venerdì 4 aprile, si concentra su Molly, una donna malata di cancro alla fase terminale che nelle ultime settimane della sua vita inizia un percorso alla ricerca della propria sessualità sostenuta dalla sua migliore amica. "Quando ho sentito parlare per la prima volta dello show era solo un episodio pilota", ha dichiarato Williams in conferenza stampa.
"Ho pensato che fosse diverso da qualsiasi altra cosa avessi mai visto, mi proponeva qualcosa di nuovo, di insolito, era eccitante. Non ho mai visto una rappresentazione così profonda e appassionata dell'amicizia. E poi sono rimasta incinta, e sarebbe stato difficile realizzare questo show durante la gravidanza. Così l'ho messo da parte per circa un anno e mezzo. Quando l'abbiamo ripreso in mano, avevamo già sviluppato un'idea precisa di come realizzarlo, avevamo una tale base di amore e fiducia, simpatia e rispetto che ho capito che questa fosse una comunità di cui volevo davvero far parte. L'idea che si possa creare un ambiente di lavoro ospitale per tutti, in modo che ognuno possa dare il meglio di sé. Sono queste le cose che mi entusiasmano davvero quando vado a lavorare".
Dying for Sex: Uno sguardo femminile sul desiderio e la sessualità
La produttrice esecutiva Shannon Murphy ha sottolineato invece come Dying for Sex offra una prospettiva nuova e non edulcorata sulla sessualità al femminile: "Avendo un team prevalentemente femminile al timone, lo sguardo è stato incentrato soprattutto sull'esperienza sessuale, che è molto diversa da quella maschile. In questo progetto in particolare, abbiamo avuto l'opportunità di guardare a diverse forme di sessualità e di desiderio. Non si trattava di un obiettivo principale, volevamo esplorare differenti livelli di intimità e connessione. Credo che in questo momento sia qualcosa che tutti noi desideriamo ardentemente. Per questo era importante rappresentare uno sguardo femminile in termini di desiderio e sessualità".
Una delle sfide artistiche maggiori che la miniserie ha proposto è stata quella di coniugare il dramma della malattia con molti momenti in cui il suo tono è più leggero, se non addirittura comico. La co-ideatrice Kim Rosenstock (Only Murders in the Building) ha accettato immediatamente la sfida: "Sia io che Liz Meriwether siamo scrittrici di commedie, è proprio lì che abbiamo iniziato. Abbiamo lavorato insieme a New Girl per molto tempo, abbiamo sempre avuto un impulso dentro di noi a cercare la commedia anche dentro il dramma. Ma la forza di questa storia è essere così tante cose, non solo un genere. In fase di sviluppo, abbiamo capito subito quale fosse l'equilibrio che volevamo raggiungere. Qual è la verità emotiva dei personaggi? Abbiamo guardato più a questo che a un genere definito". La co-ideatrice Meriwether ha aggiungo: "E abbiamo avuto attori in grado di navigare tutti i toni dello show. Non avremmo potuto farlo senza di loro. Hanno capito subito il tono, si sono buttati e sono stati in grado di passare da momenti strazianti a vere e proprie battute sui peti".
I giorni che rimangono: "Una via per la vita"
C'è stata una scena o una sequenza durante le riprese in cui gli attori hanno affrontato una sfida emotiva o psicologica maggiore? A rispondere è stata Jenny Slate, che in Dying for Sex interpreta Nikki, la migliore amica di Molly: "Non credo di aver mai amato gli ospedali. Sono fortunata perché non ho mai dovuto pensarci molto. Sono rimasta sorpresa dal mio personale disagio nei confronti delle apparecchiature. Ero davvero spaventata. Ho provato ad adoperare l'energia che era in me, le percezioni che avevo, e assicurarmi che fluissero attraverso il personaggio. Mi sono aggrappata alla mia paura e in un certo senso l'ho trasformata in qualcos'altro. È stato un processo nuovo per me. Credo che il centro della nostra storia consista nel non rifiutare la complessità, nell'essere in grado di tollerare i diversi momenti della nostra esperienza, di guardare al quadro complessivo di cosa significhi essere una donna".
Nonostante proponga momenti di enorme divertimento e uno sguardo originale sul desiderio, Dying for Sex rimane nel nucleo una storia di accettazione della morte, un tema su cui Williams ha voluto proporre la propria visione: "Non posso dire di essermi fatta un'idea della morte, eppure c'è un modo in cui Molly muore come vive, ovvero cercando di scoprire come essere ricettiva e responsabile. Quando si ottengono le informazioni necessarie, si può creare un modo di vivere adoperandole. È quando l'informazione ti viene tenuta lontana che entri in uno stato di confusione e impotenza. In quei giorni che rimangono si può costruire qualcosa, la morte stessa potrebbe essere una domanda più lunga. Mi riferisco all'idea di portarla nella tua vita, come una sorta di coscienza della tua mortalità. Penso alla coscienza della morte come a una via per la vita".
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