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Dostoevskij, il "piccolo testamento" dei Fratelli D'Innocenzo arriva su Sky e NOW: Incontro con i registi e il cast

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Tutti gli episodi della serie crime con Filippo Timi saranno disponibili da mercoledì 27 novembre su Sky e in streaming su NOW: una storia che intreccia i generi per raccontare l'importanza degli incontri della vita.

Dostoevskij, il "piccolo testamento" dei Fratelli D'Innocenzo arriva su Sky e NOW: Incontro con i registi e il cast

Fabio D'Innocenzo ha definito Dostoevskij, la serie da lui scritta e diretta insieme al fratello Damiano, "il nostro piccolo testamento". È, in effetti, un regalo che i due registi fanno al pubblico, dopo averlo fatto a se stessi, e che Sky e NOW hanno deciso non a caso di rendere disponibile in modalità binge watching, con tutti e 6 gli episodi fruibili mercoledì 27 novembre. Dostoevskij è un viaggio oscuro, che parla di un uomo, il poliziotto Enzo Vitello (Filippo Timi), che annaspa continuamente tra la vita e la morte e che sente di non avere nulla da perdere, fino a quando non viene sfidato da un killer che lo mette di fronte alla sua disperazione. I registi e il cast della serie ci hanno parlato delle innumerevoli sfide di un progetto che parte da lontano, una storia "che avevamo in mente prima di nascere", ha detto Damiano D'Innocenzo. E che, dopo l'anteprima allo scorso Festival del Cinema di Berlino e il passaggio al cinema la scorsa estate, diventa finalmente di tutti con l'arrivo in tv e in streaming.

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Dostoevskij: Una caccia al killer fino alle origini della violenza

Dostoevskij segue l'investigatore Enzo Vitello, un uomo dal passato complicato, solo e dai modi rudi che resta ossessionato da un killer che si fa chiamare “Dostoevskij” e che uccide una modalità costante: accanto al corpo lascia trascritta su una lettera la propria visione del mondo, descrivendo gli ultimi attimi di vita della vittima. Poliziotto e omicida hanno in comune un'oscurità che li porta a instaurare un legame epistolare in segreto, mentre le indagini proseguono e conosciamo il doloroso passato di Vitello e le torture che si è auto-inflitto per sopravvivere a qualcosa che lo tormenta da sempre. Lo stesso segreto che l'aveva indotto ad abbandonare la figlia Ambra in tenera età.

Leggi anche Dostoevskij: video intervista a Damiano e Fabio D'Innocenzo

Chiara Cucci, Head of in-house production Sky Studios, ha definito la serie "un crime e un thriller ma anche un'indagine psicologica importante" che sembrava perfetta per il binge watching. Il seme della collaborazione dei D'Innocenzo con Sky è stato piantato nel 2018, quando al Festival del Cinema di Berlino, dove presentavano La terra dell’abbastanza. In quell'occasione Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia, ha pensato che i registi fossero capaci di realizzare un progetto unico e coraggioso, capace di parlare anche a un pubblico internazionale (sono state già avviate le trattative tra NBC universal e diversi distributori internazionali, ha fatto sapere Cucci, affinché la serie raggiunga anche il pubblico oltre i confini nazionali). "Quando Sky ci ha chiesto di realizzare un crime, lo abbiamo scritto in mezz'ora e loro erano entusiasti tanto quanto noi", ha raccontato Damiano. L'uscita su Sky e in streaming su NOW dopo una lunga gestazione, per i due registi, è "come quando da ragazzi ci si fa delle promesse che poi vengono mantenute".

Dostoevski

Sul set con i Fratelli D'Innocenzo: Costruire i personaggi

Dostoevskij è una serie che ha richiesto un impegno non indifferente da parte di tutti. "È raro che capiti un progetto cosi intenso e così lungo. Devi mettere in conto che per nove mesi non fai altro. Non vedi tv, non mangi quello che vuoi. Però ti calma. È stato il primo set in cui non avevo ansie. I D'Innocenzo sono l'assoluto, per come ti guardano e ti accettano. Al massimo succedeva che svenivo", ha detto Filippo Timi a proposito dell'esperienza sul set. Per entrare nel personaggio, l'attore ha attinto a un dolore del suo passato personale. Diverso da quello di Vitello, ma altrettanto distruttivo. "Per me questo dolore per tanto tempo è stata la paura di mostrarmi gay con mio padre. Il vestito è diverso, ma ognuno di noi ha un dolore", ha spiegato il protagonista.

Per Gabriel Montesi, interprete del giovane poliziotto Fabio Buonocore che instaura un rapporto di profonda rivalità con Vitello, Timi è "un attore di profondità estrema, un pensatore inarrivabile". A proposito del lavoro fatto sul suo personaggio ha dichiarato: "Buonocore è un personaggio controverso anche se sembra dritto e lineare. Dal punto di vista attoriale ho cercato di lavorare in contraddizione con la sceneggiatura. Ho percepito che c'era una poetica precisa dietro". Federico Vanni presta invece il volto ad Antonio Bonomolo, capo cinquantenne all'avamposto di Polizia dov'è dislocata l'unità investigativa al lavoro sul caso Dostoevskij, probabilmente il personaggio più umano di questa storia. "Un uomo che si trova davanti una grande oscurità e non ha né la forza di contrastarla né di buttarsi dentro la stessa", l'ha descritto il suo interprete.

Dostoevski

Carlotta Gamba interpreta Ambra, abbandonata dal padre Enzo quando era solo una bambina. Cresciuta da sola e con una grande rabbia dentro, ha cercato di lenire con stupefacenti e ansiolitici il dolore che si porta dietro. È una "ammalata di umanità", come si dice nella serie. Per Filippo Timi: "Ambra è un personaggio da proteggere e a cui non ti puoi avvicinare troppo, per non rischiare di distruggerla. Come la rosa de La Bella e la Bestia". Le scene che vedono protagonisti padre e figlia sono un pugno nello stomaco che i due interpreti sono riusciti a sostenere grazie al supporto degli autori e registi, due artisti con una visione ben precisa. "Loro scrivono come se avessero vissuto davvero quelle situazioni. È vero che le nostre scene fisicamente ed emotivamente erano molto potenti, ma avevamo il coraggio di trattarci e guardarci male, sorretti da due guide pronte a sostenerci quando finiva il ciak", ha raccontato Gamba.

Lavorare sulla vulnerabilità: Un percorso non lineare

Vulnerabilità è una parola che è stata molto usata durante la presentazione di Dostoevskij alla stampa. "Abbiamo lavorato molto sulla vulnerabilità anche degli attori. Si tratta di un racconto sull'importanza degli incontri della vita, che servono anche a metterci in crisi, a farci evolvere. Io rispetto il tentativo del killer di imporre se stesso nella realtà", ha riflettuto Fabio D'Innocenzo. Per Timi: "La vulnerabilità richiede coraggio e io riesco a esprimerla quando incontro qualcuno che non mi giudica, proprio come i D'Innocenzo. Ci sono andato a nozze".

Per descrivere il male di vivere, gli autori non hanno osservato tanto il mondo che li circonda, quanto se stessi. Damiano D'Innocenzo così ha descritto il percorso di scrittura che ha portato a Dostoevskij :"Io quando scrivo non punto la penna verso il mondo, ma verso me stesso. Quel malessere è inevitabilmente il mio quindi tutta quella muffa e catrame sono io. Io parlo di me stesso, cerco di correggere i miei sensi di colpa, di comprendere me e mio fratello. Parlo di ciò che mi fa svegliare con una malinconia di fondo. Che non significa essere pessimisti, ma avere uno sguardo di precisione, di intarsio. Mi sono dedicato alle ferite che ho cercato non di guarire ma di osservare. Non vorrei che i nostri film fossero un accanimento verso ciò che non ci piace del mondo".

Quale sarà il prossimo progetto? "Ci sono tante cose che stiamo indagando con piacere e stupore. Dopo quattro film siamo ancora completamente sperduti e siamo ancora degli outsider. Saremmo sempre non all'altezza di ciò che vorremmo essere, però questo è ciò che siamo", ha detto Fabio riassumendo alla perfezione la poetica, così vivida e riconoscibile, dei D'Innocenzo. Che in Dostoevskij si può apprezzare in tutta la sua spregiudicata bellezza.

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