Squid Game 2, la nostra recensione: Vi spieghiamo perché secondo noi è una scommessa vinta (SPOILER ALERT)
Anche se ha infranto tutti i record di visione su Netflix, la seconda attesissima stagione di Squid Game ha ricevuto critiche a parer nostro ingiuste. Nella nostra recensione vi diciamo la nostra. Leggete solo se l'avete vista tutta, perché ci sono molti SPOILER.
- La seconda stagione di Squid Game: L'evoluzione della storia
- Squid Game 2: i personaggi
- Squid Game 2: i giochi
Nel 2021 esplode su Netflix come una bomba Squid Game, una serie tv sudcoreana destinata a infrangere ogni record di visione in streaming, ma soprattutto a lasciare un segno nell'immaginario pop collettivo mondiale, pari forse come impatto solo a quello di Twin Peaks nel 1990. Nel solco di storie distopiche e crudeli lasciato da film come Battle Royal e Hunger Games, Squid Game vira decisamente su una critica sociale più spinta nei confronti del turbo capitalismo coreano e dell'avidità da questo creata nella gente, che con l'illusione di una facile ricchezza, lo stimolo a comprare status symbol e la concessione di carte di credito senza limiti si è indebitata in modo irreparabile ed è pronta a credere che un colpo di fortuna possa risolvere tutti i suoi problemi, anche a rischio della vita stessa. La serie ideata, scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, ha alla base l'idea geniale che questi dannati della terra, reclutati nella metropolitana da un distinto e ben vestito giovanotto pronto ad affibbiare sonori sganassoni ad ogni errore del gioco che gli propone, e trasportati sedati su un'isola misteriosa, debbano praticare una variante crudele dei giochi che facevano da bambini, in ambientazioni coloratissime e in apparenza gioiose, con la differenza che chi sbaglia in questo caso è eliminato, letteralmente, e il suo corpo ancora caldo viene infilato in grandi bare nere come pacchi regalo, con un enorme fiocco rosa sopra, per essere privato degli organi interni, destinati al traffico, prima di venire bruciato e cancellato per sempre.

L'annientamento attraverso il gioco per il piacere perverso di pochi vip non è certo un tema nuovo e originale, ma lo è il bellissimo e straniante contesto, con le divise verdi dei concorrenti e quelle rosa fucsia dei soldati e degli operai, le maschere, il gigantesco dormitorio, le scale vertiginose alla Escher, dipinte di colori accesi, tra luci, annunci cavernosi, scansione del tempo come in un collegio, musichette e canzoncine infantili, coreografie (opera di Chae Kyoung.sun), che denotano un raffinato gusto estetico, contrasto col sadismo intollerabile (perché realistico) della storia, dove i poveri sono carne da macello (suggestione che porta alla mente tanti regimi dittatoriali, quello nazista in primis). Già da tempo la cultura sudcoreana in gran fioritura, dalla musica al cinema e alla letteratura, ha conquistato l'Occidente, soppiantando nelle generazioni più giovani anche l'eterno fascino del Giappone: le attrici e gli attori sono belli, si sono affermati spesso come modelli e idoli pop prima che come interpreti e anche se i nomi sono un po' difficili da memorizzare, tutti si rendono conto di quanto siano bravi e intensi. Come raccontavano Hwang, Lee Jung-jae e Wi Ha-joon a Lucca Comics, nessuno di loro si aspettava tanto successo per una serie che, senza pretendere di diventare un trattato filosofico, per quanto profondamente immersa culturalmente e socialmente nella realtà del loro paese, parla degli eccessivi e ingiusti divari tra poveri e miliardari creati dalla società capitalistica in tutto il mondo.

La seconda stagione di Squid Game: L'evoluzione della storia
Anche se la prima stagione di Squid Game si concludeva in modo aperto, non c'era alcuna certezza che ci sarebbe stato un seguito dello show, anche se i fan lo aspettavano con ansia. A differenza di altre serie che hanno finito per annacquare il loro impatto iniziale con sequel inutili, come La casa di carta, l'universo di Squid Game aveva ancora molto da dire e la decisione di concludere la storia in sole tre stagioni è stata a parer nostro encomiabile, in un periodo in cui le piattaforme streaming tendono a sfruttare allo stremo qualsiasi successo. Sono passati ben 3 anni prima che Squid Game 2 arrivasse sui nostri schermi. Il risultato a parer nostro è straordinario: non solo il vincitore della scorsa edizione, Gi-hun, deve capire come tornare sull'isola, aiutato dal poliziotto Jun-ho, fratello del Front Man, per porre fine ai giochi (e il suo viaggio ricorda un po' quello del capitano Willard per “porre fine” al colonnello Kurz in Apocalypse Now), ma la serie diventa più profonda, scava all'interno dei personaggi e amplifica la violenza e la cattiveria insite nella storia. I concorrenti stavolta sono due gruppi contrapposti: chi vuole tornare a casa dopo la prima prova e chi invece, indifferente a tutto e anche alla morte altrui, dopo essere sopravvissuto, desidera restare e puntare al jackpot milionario. Dopo ogni gioco si vota, e l'ago della bilancia è il giocatore 001, che altro non è che il Front Man, che affianca Gi-hun nelle prove.
Il vincitore, 456, neanche stavolta coglie gli indizi palesi e - come aveva stretto un legame quasi filiale col giocatore anziano che altri non era che il creatore dei giochi - simpatizza col suo sostituto, tanto che i fan hanno parlato di bromance tra i due. Il Front Man in incognito sembra operare una sorta di trasformazione in Gi-hun, che a un certo punto, comprendendo che la ragione non basta a convincere gli avversari, decide di sacrificare molti del suo schieramento per tentare una disperata rivolta armata, destinata a concludersi malissimo. E' come se il Front Man volesse dimostrare, nei fatti, al compagno idealista, quanto le vittime meritino di essere tali, in una visione spietata del mondo di cui è convinto sostenitore. Nella storia vengono rivelate in parte anche le motivazioni dietro ai comportamenti del cattivo di turno, ex vincitore dei giochi, trasformatosi in carnefice. Il rapporto tra Gi-hun e il sedicente Young-il è uno dei punti di forza di questa stagione, ma non è il solo.

Squid Game 2: i personaggi
In questa seconda stagione i personaggi sono molti di più: non solo i giocatori, connotati benissimo, ma anche il gruppo di mercenari messo insieme da Gi-hun e Jun-ho, utilizzato prima per trovare il reclutatore della metropolitana, poi per cercare di localizzare l'isola misteriosa dove si svolgono i giochi. Coinvolti nell'estenuante ricerca, che va avanti da due anni, oltre al poliziotto, sono anche i malavitosi che perseguitavano inizialmente Gi-hun. In una delle parti più belle della stagione il reclutatore (interpretato dal celebre attore coreano Gong-yoo, che finalmente ha lo spazio che merita), costringe due di loro ad una partita di sasso, carta e forbici, che culmina in una tesissima roulette russa, che replica poi col protagonista. Splendida anche la parte in cui dà agli homeless la scelta tra il pane quotidiano e un biglietto della lotteria, dimostrando che non importa quanto disperate siano le condizioni umane, la maggioranza sceglierà sempre l'inutile speranza che la porterà alla morte. Tra i personaggi più strettamente legati al tema del tradimento e del doppio gioco c'è il capitano Park, sedicente pescatore di calamari, che ha il compito di aiutare la squadra a rintracciare l'isola e ha salvato dalle acque il poliziotto, anche se da due anni gira a vuoto. Forse il suo ruolo è quello più prevedibile nello show, ma aspettiamo gli sviluppi. Tra i soldati, conosciamo il numero 11, una donna esule dalla Corea del Nord dove ha lasciato la figlia, che prende a cuore il caso di un giocatore la cui bambina, che ha conosciuto mentre lavorava come intrattenitrice nel costume di un coniglio rosa, ha una grave malattia. Anche se è un cecchino spietato e crudele, sembra voler evitare ulteriori sofferenze alle vittime, uccidendole quando ferite per evitare l'espianto degli organi. Ha un legame di riconoscenza e stima col Front Man ed è un personaggio estremamente interessante.

Non sono da meno i concorrenti, tra cui ne citeremo solo alcuni. Tra i cattivi è straordinario il rapper Thanos (nella seconda stagione le citazioni cinematografiche abbondano) interpretato dal vero bad boy T.O.P., del gruppo dei BigBang, caduto in disgrazia nella vita, quando è stato trovato in possesso di marijuana mentre faceva il servizio militare, peccato imperdonabile nella moralistica e punitiva società sudcoreana. Hwang lo ha voluto a tutti i costi ed ha fatto benissimo, ma lui non ha potuto presenziare alla promozione della serie e il suo nome è stato tolto dai poster. A noi però è piaciuto moltissimo questo personaggio misto di arroganza, cattiveria, egoismo e fascino. Il suo balletto con il suo tirapiedi durante il gioco della giostra è diventato uno dei momenti simbolo della serie. C'è poi la disperata coppia madre-figlio, che a insaputa l'una dell'altro si ritrovano a competere nei giochi. Ed è bravissimo Park Sung-hoon nel ruolo dell'ex militare e transessuale Hyun-ju, uno dei ruoli più coraggiosi della serie, in un paese dove l'omosessualità è nascosta, come tutte le situazioni “non consone” al diktat di una società repressiva. Park riesce a dare un ritratto credibile e non caricaturale a un personaggio che per ovvi motivi, anche spiegati dallo showrunner, non poteva essere interpretato da una vera trans.
Squid Game 2: i giochi
Qualcuno si è lamentato, in Italia, che in soli 7 episodi e con tutto quello che succede (siamo proprio incontentabili, eh? A differenza del resto del mondo) i giochi sono pochi! Questa stagione è nata come un'unica storia, con la sua conclusione, già girata, che Hwang ha dovuto spezzare sul più bello per evitare di sforare col numero degli episodi. E' dunque ovvio che con tanta carne al fuoco la terza stagione, che vedremo pare tra meno di un anno, abbia dovuto dividere equamente la narrazione che approfondisce e porta avanti in modo esemplare le premesse della prima (per noi è un esempio da studiare per chi vuole fare questo lavoro e capire qualcosa di come si raccontano le storie). Forse invece che Squid Game 2 sarebbe stato meglio titolare Squid Game 2 – Parte prima, ma questo non giustifica certe critiche e lamentele di chi probabilmente avrebbe voluto una replica della prima, salvo poi lamentarsi per la mancanza di novità. I giochi, ovviamente, sono uno dei punti cruciali della serie, quello che ha maggiormente colpito l'immaginazione degli spettatori, ma in questa stagione non mancano e hanno il giusto spazio. A parte quelli già citati fuori dall'isola, dopo la variante dell'ormai leggendario Un due, tre stella o Semaforo verde semaforo rosso, con la bambolona, in cui Gi-hun aiuta i concorrenti limitando i danni, c'è la bellissima gara in cui i concorrenti a gruppi di 4 hanno una gamba legata e con questo handicap che li costringe a saltellare in avanti e indietro, devono risolvere un tipico gioco infantile coreano a testa e tagliare il traguardo entro cinque minuti, una gara piena di tensione e sorprese.

L'apoteosi arriva col gioco della giostra, il Mingle, in cui i concorrenti, in piedi su una piattaforma rotante, sulla musica di una canzoncina infantile (che sentiremo, ci scommettiamo, molto presto nelle suonerie telefoniche), devono unirsi in gruppi di numeri diversi, annunciati al termine del giro e della canzone e precipitarsi in una stanza, chiudendosi dentro prima di essere falcidiati dalle raffiche di mitra. Una sequenza che è un miracolo di coreografia, tensione e regia, con l'inquadratura dall'alto che ricorda i musical di Busby Berkeley nelle sue combinazioni geometriche (il cerchio, il triangolo e il quadrato del resto sono gli elementi chiave di Squid Game), che anche da sola basterebbe a farci apprezzare una stagione molto più crudele, sanguinaria e ricca della precedente. Vedremo come Hwang riuscirà a concludere la storia l'anno prossimo, ma noi consideriamo questa stagione una scommessa vinta e sminuire una serie tanto innovativa e stratificata, oltre che di grande intrattenimento, sulla base delle proprie aspettative, ci sembra francamente ingiusto, in un mondo in cui ormai i prodotti creati in genere con gli algoritmi per darci quello che ci aspettiamo non hanno un impatto duraturo ma vengono subito dimenticati, come il tempo che abbiamo sprecato a vederli.
Leggi anche Squid Game 2: il creatore Hwang dong-hyuk e le star Lee Jung-jae e Wi Ha-joon a Lucca Comics & Games per la nuova stagione
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità