Suburræterna è sempre la stessa storia, ma sa come sorprendere: La nostra recensione
È disponibile in streaming su Netflix Suburræterna, la serie sequel di Suburra che riparte dal 2011 e torna a raccontare le dinamiche di potere che governano Roma: una narrazione a tratti ripetitiva che però può contare su personaggi fortissimi che avevano ancora tanto da dire. La nostra recensione.
- Suburræterna, la trama: Nuovi equilibri, stesse dinamiche
- Suburræterna, recensione: I personaggi sono il punto di forza
- Uno spin-off quasi dovuto
Tre anni fa credevamo di aver detto addio all'universo di Suburra, un racconto avvincente su vizi e virtù della Capitale dove da secoli va avanti una battaglia tra criminalità, politica e Chiesa per mettere le mani sull'unica cosa che sembra contare: il potere. Ma, proprio come ci ricorda il titolo della serie sequel Suburræterna, Roma - con tutte le sue contraddizioni - non si ferma. La terza e ultima stagione di Suburra: La serie aveva sì chiuso il cerchio, ma la sensazione che aveva lasciato era quella di un racconto incompiuto, a tratti frettoloso. C'era ancora molto da dire e Netflix ha colto la palla al balzo per riprendere i fili di una storia dagli spunti infiniti, a costo di essere ripetitivi. I personaggi di Suburra e Suburræterna, soprattutto l'ormai iconico Spadino di Giacomo Ferrara, ci parlavano ancora. E, come capirete guardando la nuova serie e leggendo questa recensione, sanno ancora come stupirci.
Suburræterna, la trama: Nuovi equilibri, stesse dinamiche
La storia di Suburræterna riparte dal 2011, tre anni dopo il finale di Suburra: La serie. Un Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro) tormentato dai fantasmi del passato e dal grande segreto che si porta dietro (per chi non ricordasse, l'omicidio della moglie fatto passare come un suicidio) ha ormai raccolto l'eredità di Samurai e, grazie al suo prezioso dossier, ha le mani su tutti gli affari della Capitale. Dopo la costruzione del porto turistico di Ostia e le opportunità derivate dal Giubileo centrali in Suburra, l'affare su cui si concentra Suburræterna è la costruzione del grande stadio di Roma, un'opera di cui si parla da decenni, quasi un miraggio che gli sceneggiatori hanno pensato bene di sfruttare come catalizzatore delle dinamiche criminali. A capo degli Anacleti è rimasta Adelaide (Paola Sotgiu) e costretta sotto il suo stesso tetto c'è Angelica (Carlotta Antonelli) che insieme a Nadia (Federica Sabatini) gestisce le piazze di spaccio. Le due amiche, però, sono molto diverse: Angelica ha provato ad andare avanti dopo che suo marito l'ha abbandonata. Ha trovato l'amore in Damiano Luciani (Marlon Joubert) con cui ha avuto due gemelli; Nadia è rimasta con la mente a tre anni prima, quando ha perso il grande amore della sua vita Aureliano (Alessandro Borghi), e vive ancora nel suo ricordo.
Ma una nuova rivoluzione si espande tra le strade di Roma, dal Vaticano al Campidoglio fino alle spiagge di Ostia e Cinaglia deve affrontare nuovi avversari. Non solo la famiglia Luciani che si ribella agli Anacleti, ma anche Ercole Bonatesta (Aliosha Massine), un giovane politico (a dirla tutta, un po' una caricatura) che ha ottenuto un seggio in Comune grazie alle influenze della sua famiglia e alla vecchia amicizia con Samurai ma che ora vuole dimostrare di essere molto più di una testa di legno. Lontano da Roma, ancora per poco, c'è Alberto 'Spadino' (Giacomo Ferrara). A Berlino si è rifatto una vita e ha trovato finalmente l'amore, ma la Suburra lo richiama a sé quando in gioco c'è la sopravvivenza della sua famiglia.
Suburræterna, recensione: I personaggi sono il punto di forza
Ancora una volta a fare la differenza, in quello che non è mai stato un crime drama puro, sono i personaggi. Ritroviamo uno Spadino con un nuovo look e un'attitudine inedita, mentre ha imparato a nascondere sapientemente le emozioni dietro un paio di occhiali da sole neri. Assistiamo ai tormenti di Cinaglia e sappiamo che, per quanto immortale e infallibile sembri, prima o poi dovrà pagare per le sue azioni. Ci emozioniamo davanti all'amicizia sincera che lega Angelica e Nadia, unite per sempre da un destino comune da quando le loro vite si sono intrecciate con quelle di due uomini che hanno troppo spesso messo al primo posto le ambizioni, invece dei sentimenti. Suburræterna potrà sembrare sempre la stessa storia, ma il modo in cui viene raccontata fa sicuramente la differenza. Gli headwriters Ezio Abbate e Fabrizio Bettelli e gli altri autori hanno sfruttato vecchi conflitti tra i protagonisti (molto emozionante la resa dei conti tra Angelica e Spadino nel terzo episodio) ma hanno saputo crearne anche di nuovi, con personaggi che non si accontentano mai e vogliono saziare la loro fame di potere.
Uno spin-off quasi dovuto
L'operazione Suburræterna sembra, come in effetti confermato dalla manager per le serie originali italiane di Netflix Ilaria Castiglioni in conferenza stampa, quasi un passo naturale per il servizio di video in streaming. A otto anni dal lancio di Netflix nel nostro Paese, Suburra - prima serie originale italiana - rimane ancora il titolo più significativo e popolare. Motivo per cui, volendo fare un'operazione che ricalcasse in qualche modo quella portata avanti con gli spin-off di Narcos e La casa di carta, è sembrato il franchise perfetto su cui puntare. Non che manchino le nuove idee, visto che le serie originali italiane di Netflix si sono moltiplicate negli anni e molte ne arriveranno. Ma quanto funzionano, se stiamo ancora fermi a Suburra? È una riflessione che viene naturale e che però non mette in discussione la qualità, produttiva e narrativa, di Suburræterna. Una serie che, mai titolo fu più centrato, potrebbe continuare all'infinito senza stancarci mai. Ormai un vero classico che, proprio come le bellezze artistiche e architettoniche di Roma, non passa mai di moda.
- Giornalista professionista
- Appassionata di Serie TV e telespettatrice critica e curiosa