Timestamp: la recensione del documentario sulle scuole ucraine durante la guerra
Presentato in concorso al Festival di Berlino 2025 come unico documentario, Timestamp racconta la quotidianità delle scuole con studenti e professori alle prese con una quotidianità di calma apparente. La recensione di Mauro Donzelli.
Di eventi ne succedono e ne sono successi tantissimi in Ucraina, specie nella sua parte orientale, a partire dal febbraio 2022, dall’invasione russa del paese e la conseguente sanguinaria guerra. Proprio il titolo, Timestamp, rimanda a un evento, un orario particolare che ha come cristallizzato umori e speranze di questo enorme paese. Un documentario di Kateryna Gornostai vuole raccontare il fronte domestico, quella società nella società che sta subendo grandi conseguenze drammatiche a lungo periodo, per chi ha la fortuna di non aver perso la vita. Sono i bambini e i ragazzi, femmine e maschi, quest’ultimi nel frattempo in attesa di dover partire a loro volta, se la guerra persisterà. Sono le classi di scuola a venire raccontate in questa carrellata sobria eppure emozionante di come si sta cercando di preservare, e di educare al nazionalismo come effetto collaterale ulteriormente preoccupante, le nuove generazioni che rappresenteranno l’Ucraina di domani e dopodomani.
Siamo nelle stagioni più calde del 2023 e 2024, quando sono state effettuate le riprese. E come a segnalare il magnetismo drammatico di una ground zero lunga ma poco mobile, vengono segnati ogni volta i chilometri dal fronte per ogni scuola che ci viene mostrata, avventurandosi anche nei territori occupati dal 2014 del Donbass. Ogni visita e ogni scuola permette ri rappresentare un momento dell’anno o un addestramento particolare. Dall’utilizzo di un mitra, come smontarlo e montarlo, al riconoscere in apparentemente innocui pupazzi o palloni possibili luoghi in cui nascondere degli esplosivi. Pericolo, pericolo, pericolo. Ci sono poi giochi patriottici, in cui insegnare alle ragazze a usare le armi, mentre palazzi distrutti incombono poco distante. Nonostante tutto, studenti e professori continuano a resistere inseguendo una quotidianità più serena possibile. A tradire la realtà qualche momento di pianto soffocato per una notizia o gli occhi tristi, anche se truccati per una grande occasione, come il ballo per la consegna dei diplomi.
Le protagoniste sono le aule scolastiche, insieme a chi le popola ancora ogni giorno, con i disegni appesi per i bambini più piccoli, le foto del passato di qualche artista o politico locale di riferimento, ma anche delle foto più recenti di padri in battaglia, chissà che oggi vivi o morti. I momenti migliori di questo documentario sono quando la camera indugia nelle aule vuote, si sposta lentamente a svelare i particolari e le pareti dense di ricordi e avvertimenti appesi. Sono i sensori che rendono viva la vita al di là della campanella e dei giochi a ricreazione. Senza interviste o voce fuori campo, Timestamp è una testimonianza valida oggi, ma anche per il futuro, di quello che un paese in guerra, aggredito e in lotta per la sua sopravvivenza, ha messo in piedi per darsi un futuro nella quotidianità.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito