Kontinental '25, la recensione: Radu Jude e il grande indifferenziato
Il regista rumeno presenta in concorso a Berlino un nuovo film in cui, come fa spesso, mette in dito nella piaga delle tragedie e delle contraddizioni del nostro presente mettendo in ridicolo un po' tutto e tutti. La recensione di Kontinental '25 di Federico Gironi.
Kontinental ‘25, che suona un po’ come Europa ‘51, e non è un caso. Anche qui, infatti, c’è una donna alle prese con la colpa. È una donna rumena d’origine ungherese, fa l’ufficiale giudiziario e, nel corso di uno sfratto che nonostante i tanti tentativi non può più rimandare, l’inquilino abusivo - un senza tetto un po’ instabile, che seguiamo nel suo girovagare nei primi minuti del film, in scene che ci fanno ridere anche se la loro sostanza è tragica - si suicida.
È questo il punto di partenza del nuovo film di Radu Jude, che rosselliniano lo è (o cerca di essere) anche in altri aspetti, ma che soprattutto come al solito fa il pagliaccione ma sotto sotto parla di cose molto serie, e che mentre dà l’impressione di parlare di altro, e di raccontare vicende e personaggi paradossali o triviali, mette il dito nella piaga in alcune delle tante, dolorose contraddizioni del nostro presente.
La camera, anzi, l’iPhone è fisso, le parole sono tante e inarrestabili. Come un continente immobile e incapace di elaborare, dove si parla e parla senza mai combinare niente davvero.
Qui c’è la protagonista che parla col marito perché, dopo la morte di quell’uomo, si scatena una gogna social contro di lei perché ungherese. C’è l’amica che le racconta del suo disagio per il fatto che sotto casa sua viva un senzatetto che fa bisogni ovunque, e di aver chiamato la polizia per farlo portare via, e subito dopo le parla delle sue attività di impegno sociale. C’è l’ex studente che la vuole rimorchiare, e che inanella storielle zen. C’è il prete che cerca di sollevarla dal senso di colpa. In mezzo a tutto questo, tante inquadrature del centro e delle periferie di Cluj, la città transilvana dove si svolge la vicenda, una delle più moderne e avanzate della Romania ma, anche per questo, gravata da gentrificazione, costruzioni selvagge e speculazioni (il barbone dell’inizio, quello che si sucida, viene sfrattato perché lì dove si era piazzato devono realizzare un boutique hotel). E tra i palazzi, spesso, i giganteschi manifesti col faccione di Ilie Bolojan.
Nel pressbook del film, Radu Jude dice una cosa molto semplice e molto importante, utile per mettere a fuoco in punto delle tante contraddizioni e dei paradossi raccontati nel suo film, di cui volutamente mette in luce l’aspetto ridicolo. “Alcune persone si sentono a posto con sé stesse per aver postato sui social media su queste tematiche in maniera a volte un po’ ossessiva”, dice, riferendosi alle tante buone e giuste cause che tutti noi sposiamo, “ma poi condividono la foto del loro pranzo o di un gatto o di un gatto carino 15 minuti dopo. Non sto giudicando - lo faccio anch'io - ma trovo che ci sia una comicità, trovo che ci sia una “commedia umana” comica, quasi balzachiana, in queste contraddizioni”. Le stesse contraddizioni che stanno dentro il personaggio che vediamo all’inizio del film aggirarsi in cerca di bottiglie vuote, spicci, mozziconi di sigaretta in un mondo paradossale e grottesco: quando Jude ci fa ridere, per poi però farci rendere conto che, riso, soriso, c’è poco da ridere.
È esattamente di questo contrasto, di questa risposta superficiale, volatile, indifferenziata che abbiamo di fronte alle cose grandi e piccole, gravi e futili del mondo, che parla Kontinental ‘25.
Certo, ci sono tante questioni specifiche riguardanti la società rumena, come per esempio quelle che riguardano i contrasti con la minoranza ungherese, col fatto che la Transilvania era ungherese fino a qualche secolo fa, e appunto la questione immobiliare di cui sopra. Ma anche queste sono facilmente traslabili anche nella nostra realtà, nello specifico di una qualunque società europea.
Ci sono momenti davvero divertenti, e intuizioni notevoli, anche se forse Kontinental ‘25 è meno cinematograficamente interessante dei film precedenti di Jude. E forse risente del fatto di essere una sorta di b-side, di progetto nato mentre Jude era impegnato nelle riprese di un film ispirato a Dracula, che vedremo prossimamente. Ma, coi tempi che corrono, avercere di registi di che parlano di cose importanti con tanta leggerezza, ironia e intelligenza.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival