LA TRAMA DI DOGVILLE
Stati Uniti, inizio anni Trenta. Una giovane ed affascinante donna in fuga, Grace, arriva a Dogville, in un piccolo centro di provincia, inseguita da un gruppo di gangsters. Di lì a poco la sua presenza sconvolgerà la tranquilla esistenza della comunità locale. I cittadini incoraggiati da Tom acconsentono, infatti, a nascondere la donna e in cambio lei accetta di lavorare per loro. Ma quando gli inseguitori cominciano a cercarla insistentemente in città, gli abitanti pretendono qualcosa in più. Grace ha però un segreto, e presto Dogville si pentirà di averle girato le spalle.
RECENSIONE
"Ogni generazione conta due - tre cineasti eccezionali. Von Trier (con Kitano, con Scorsese..) è uno di questi e il suo film ci stupisce una volta di più. In un certo senso 'Dogville' ribalta 'Dogma', il manifesto del '95: al posto dei luoghi autentici, della luce naturale e degli attori spontanei una scenografica convenzionalizzata come a teatro, luci artificiali, una superstar. Il film è diviso in nove capitoli e un prologo, come un romanzo, e raccontato dalla voce di un narratore onnisciente. Forse sono gli strumenti linguistici di un nuovo corso, che Lars chiama 'cinema fusionale' (cinema + teatro + letteratura), perfettamente funzionali alla realizzazione di un'atroce, magnifica parabola sui rapporti sociali. (...) Un film da Palma d'oro, dove Von Trier sfrutta al meglio il talento della Kidman: mostrare un viso d'angelo, facendo affiorare per gradi tutta la ferocia del personaggio". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 20 maggio 2003)"L'ultima follia di Lars Von Trier è un film lungo tre ore, buio e bisbigliato, tutto girato in teatro di posa ma senza scenografie. C'è qualche mobile, ci sono i costumi e i rumori d'ambiente. Ma non ci sono gli ambienti. Niente case, niente strade, alberi o pareti. Solo segni e scritte per terra: casa di Chuck, viale degli Olmi, cespugli, etc. Quanto basta a creare Dogville, piccola città mineraria Usa negli anni della Grande Depressione. Ma non è una semplice follia. E' la premessa, geniale, di un film che non lascia nulla come prima. Né per il cinema né per il suo autore. (...) La grandezza di 'Dogville' sta anche nella sapienza dello script, nel cast, nella scelta di girare in Danimarca ma in inglese. Perché un paese è la sua lingua e c'è più America in Lauren Bacall, Ben Gazzara, James Caan, Chloe Sevigny, che in tutte le Montagne Rocciose. Dopo tutto, l'America è anche un luogo dell'anima. Il luogo in cui, oggi, i meccanismi del Potere sono più macroscopici. E riproducibili". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 maggio 2003)"Tanta letteratura. Risolta per di più con gli schemi del teatro. Lars von Trier, infatti, che firma il film, ha rinunciato del tutto a quelle teorie del suo Dogma 95 decise nel pretendere ambienti autentici, luci naturali e interpreti non professionisti. Ha immaginato una città solo indicata da segni sul pavimento, con case senza muri e con pochi arredi, facendo sentire i rumori di porte e finestre anche se non ci sono e costruendovi attorno delle cornici stilizzate al massimo, a cominciare dalle Montagne Rocciose risolte con la legna e cartapesta. In mezzo l'azione, con riferimenti, per tutti quei simboli di cose assenti, alla celebre 'Piccola città' di Thornton Wilder, capolavoro, negli anni Trenta, del teatro d'avanguardia. Però se questa azione si segue (spesso a fatica), lo si deve non tanto ai suoi snodi narrativi, statici, verbosi e prolissi, ma ai modi di regia con cui Lars von Trier l'ha, alla lettera, portata in scena. Composizioni figurative perfette, luci suggestive, quel nulla in palcoscenico che si fa vita reale, anche se dimentica il cinema. Grace è una Nicole Kidman ormai grande attrice. Con comprimari celebri al suo fianco, americani e scandinavi." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 novembre 2003)"Lars Von Trier ha fatto con Nicole Kidman bravissima un film molto bello e un poco difficile. (...) Lo stile è quello drammatico delle opere di Brecht-Weill; distanza e distacco cancellano ogni emotività, commozione o sentimentalismo; secondo l'autore si tratta di 'cinema fusionale' che condensa teatro, letteratura, film. Ma potrebbe anche essere una parabola sul destino degli immigrati del Terzo Mondo in Europa: prima accolti con dimostrativo altruismo, poi sfruttati sul lavoro, poi maltrattati tanto da suscitare una aggressiva rivolta." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 7 novembre 2003) "Anche con quaranta minuti in meno 'Dogville' rimane sufficientemente se stesso per dividere il pubblico come è successo a Cannes: qualcuno, convinto che Von
CURIOSITÀ SU DOGVILLE
Il film è tornato nei cinema italiani il 2,3 e 4 giugno 2025 in versione restaurata in 4K, distribuito da Movies Inspired.
INTERPRETI E PERSONAGGI DI DOGVILLE
PREMI E RICONOSCIMENTI PER DOGVILLE
David di Donatello - 2004
Ecco tutti i premi e nomination David di Donatello 2004
- Premio miglior film dell'Unione europea
Nastri d'Argento - 2004
Ecco tutti i premi e nomination Nastri d'Argento 2004
- Candidatura regista del miglior film straniero a Lars von Trier
César - 2004
Ecco tutti i premi e nomination César 2004
- Candidatura miglior film dell'Unione europea
European Film Awards - 2003
Ecco tutti i premi e nomination European Film Awards 2003
- Premio miglior regista a Lars von Trier
- Candidatura miglior film
- Candidatura migliore sceneggiatura a Lars von Trier
- Candidatura premio del pubblico: miglior regista a Lars von Trier