La gazza ladra: recensione del film di Robert Guédiguian con Ariane Ascaride

17 ottobre 2024
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Una donna accudisce degli anziani rubacchiando qua e là piccole cifre. Fino a che viene scoperta. Robert Guédiguian continua la via della leggerezza con una storia semplice e piena di umanità. La recensione di Mauro Donzelli de La gazza ladra, presentato alla Festa del Cinema di Roma.

La gazza ladra: recensione del film di Robert Guédiguian con Ariane Ascaride

Il diritto alla bellezza, fino a spingersi a un furto non per necessità, ma per una dozzina di ostriche, per rivendicare sempre, a suo modo e camuffato dietro una quiete dolce e una sospensione quasi magica senza troppi traumi apparenti, il potere di un gesto rivoluzionario. Pacificato per rinuncia alla battaglia, in un mondo in cui le guerre sono troppe e impossibili da vincere per i marginali in cerca di più diritti e più spazio, Robert Guédiguian riparte in La gazza ladra - come già un anno fa con E la festa continua! - dall’umanità dei piccoli gesti quotidiani. Il battagliero autore marsigliese non si è arreso, si è solo rifugiato ancor di più nella sua Marsiglia, nelle case in collina con vista e quelle in città o in riva al mare.

Si è messo in ascolto della natura e del ciclo della vita, lasciando perdere i rapporti con delle istutuzioni che giudica ormai impossibili da emendare, facendo sempre più interagire la sua compagnia di giro, i volti dei suoi attori feticcio ormai universo di riferimento, con quel pugno di invariabili impazzite che danno senso definito al vivere comune: l’amore soprattutto, sicuramente l’ascolto e perfino quel pizzico di ingenuità che porta a credere all’altro, lontani dal cinismo “cattivista” di un’era che parte dal presupposto di dffidare di quanto ci viene detto.

Dimostra con i fatti come le donne e gli uomini devono essere sempre pronti all’imprevisto, a quell’incontro che rivoluziona la vita e regala felicità, sesso e una passione da troppo tempo sopita. La gazza ladra, un titolo che rievoca riferimenti alti come l’opera di Rossini, ma anche il pregiudizio di chi ruba quanto brilla vistoso. Ma chi lo dice che si debba per forza rubacchiare per bisogno e non per vivere con un po’ più di gusto e piacere? La banda Guédiguian torna, ovviamente guidata dalla musa e compagna Ariane Ascaride, la gazza del titolo, nei panni di una donna che fa da badante con grande dolcezza ad alcuni anziani, su tutti al “solito” Jean-Pierre Darroussin, sempre più alter ego del regista. Per pagare le lezioni di piano al nipote promettente pianista molto in erba compie piccoli furti sulla spesa, altrettanto a domicilio. Ma anche per godersi le ostriche di cui sopra, e per il discutibile ma umano brivido di mettersi a rischio, di compiere quel piccolo gesto di rubacchiare un pugno di euro qua e là, una banconota o un assegno.

Non pensa di fare niente di male, fino a che non viene scoperta e subisce la reazione dell’avaro figlio del suo preferito, un vedovo benestante che vive in una bella casa al sole e con vista. Perché un altro tema de La gazza ladra è la complessa relazione fra generazioni, con l’anziano che si gode la vita e la piacevole compagnia della badante, senza troppo pensare, o magari chiudendo volutamente un occhio sui piccoli furti, mentre vive di ricordi di passioni passate e di una noia per niente allietata dal figlio che pensa solo ai suoi affari e ai soldi. Fino a che la scintilla truffaldina della passione non dimostra quello che conta veramente, insieme al peccato che caratterizza la vita, senza pretese di comportamenti immacolati. Sono pieni di difetti, in cerca di un po’ di felicità e una tregua dalle scocciature quotidiane, i personaggi di Guédiguian. Ne combinano di fesserie, non si negano un bicchiere di troppo o lottano contro il demone del gioco.

Dopo E la festa continua, pur senza replicarne la compiutezza, il regista conferma il bisogno di un ritorno alle radici delle relazioni umane, imbocca la strada della leggerezza in una storia semplice che non si interessa altro che degli errori e delle illusioni. Non è poco, e gli si vuole un bene sincero a tutta questa banda di donne e uomini di buona volontà e debolezze costanti. Il grigio lo si lascia da parte, ci si gode il sole tutti insieme, fra i vicoli e le sgangherate terrazze sul mare di Marsiglia.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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