Lovers: recensione del film in quatto storie tra amori turbolenti e cultura in estinzione

04 aprile 2018
3.5 di 5
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Lo sceneggiatore e regista Matteo Vicino realizza un'originale commedia già molto apprezzata all'estero.

Lovers: recensione del film in quatto storie tra amori turbolenti e cultura in estinzione

L'amore e quattro variazioni sul tema. Sarebbe un errore fermarsi qui dovendo descrivere Lovers, scritto e diretto da Matteo Vicino. È una commedia con venature seriose perché osa far passare tra le righe qualche opinione e solo per questo motivo diventa difficile collocarla nel contesto cinematografico del nostro paese. Non stupisce scoprire che il film abbia già lasciato tracce del suo passaggio all'estero, nei festival in giro per il mondo e che sia stato apprezzato. Le idee originali sono rare, alimentano dibattiti, offrono punti di vista diversi e anche se si è in disaccordo si guadagna la possibilità di affinare le proprie convinzioni.

Il regista porge ai suoi attori una preziosa sceneggiatura chiedendo loro di farsi in quattro, letteralmente, nei quattro segmenti in cui il film è diviso. O meglio, è unito. I personaggi interpretati da Primo Reggiani, Margherita Mannino, Luca Nucera e Antonietta Bello si chiamano allo stesso modo nelle diverse storie, ma cambiano personalità vivendo altre dinamiche di coppia. Il film li immerge in una sorta di purgatorio dove c'è simmetria, non soltanto nella struttura narrativa, ma nel concetto di amore che tanto dà e altrettanto toglie. Nel comunicare un pensiero al riguardo, il regista non sceglie una posizione, preferisce invece mostrare quanto gli equilibri siano messi a repentaglio dalle nostre ossessioni o dai malcelati secondi fini.

Come per ogni opera rivendicante un'identità, Lovers richiede attenzione e pazienza. Bisogna lasciarsi assorbire per apprezzare anche l'ironia della messa in scena. I brevi racconti hanno dialoghi e reazioni imprevedibili, la pioggia, i silenzi e la musica (come la ricorrente Nell'antro del re della montagna di Edvard Grieg) riflettono gli stati d'animo e la confusione dei personaggi. Gli attori sono allineati con il linguaggio originale del film e ne restituiscono i sentimenti con grande bravura. Oltre al sempre in parte Ivano Marescotti impegnato in ruoli minori, Reggiani mette a frutto vigore e spontaneità e si presta alla parte del “più bello”, come dice uno dei suoi alter ego, mentre Nucera non potrebbe essere più distante con una recitazione ipnotica e di forte carisma. Se la Mannino dà una grande prova di versatilità creando quattro credibili identità, la Bello potrebbe ingannare chiunque trasformandosi in una donna dell'est.

E dalle righe emerge anche, soprattutto nell'ultimo segmento, l'amore per la cultura. Lovers si apre e si chiude con una questione legata a una libreria, un luogo vicino all'estinzione. Su questo Matteo Vicino una posizione la prende con la più articolata delle quattro storie, nella quale dice chiaramente che la cultura in Italia è stata stordita con un colpo alla testa ed è affogata. Sarebbe bello rispondergli che non è così. Lo stesso sceneggiatore e regista, però, (anche montatore e compositore di alcuni brani dello score) realizzando questo film si schiera dalla parte della resistenza, dunque anche lui deve resistere e non mollare la prima linea.



  • Giornalista cinematografico
  • Copywriter e autore di format TV/Web
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