Il mio compleanno: la recensione dell'opera prima di Christian Filippi
Al cinema dopo i successi ottenuti nei vari festival arriva l'interessante Il mio compleanno, un'opera prima che conta su ottimi attori per una storia realistica. La recensione di Daniela Catelli.
Riccardino sta per compiere 18 anni e da 4 vive all'interno di una casa famiglia, accudito con spirito quasi materno dall'educatrice Simona e seguito particolarmente dagli altri, proprio per il difficile passaggio che sta per affrontare. Lui però ha un'unica ossessione: vedere la madre, rinchiusa per i suoi problemi in una clinica psichiatrica. Alla vigilia dell'incontro col giudice che potrà garantirgli un futuro regolare e di restare nella comunità che lo aiuterà nell'inserimento al lavoro, decide di scappare e "rapisce" la mamma. Ma le sue aspettative saranno deluse, nonostante il grande amore che li unisce, e Riccardino dovrà affrontare le sue responsabilità, dopo aver chiesto aiuto a chi gli è sempre stato vicino.
Sette anni dopo Manuel, che presentava al pubblico il grande talento di Andrea Lattanzi, il giovane cinema italiano torna con un'altra opera prima a parlare dei giovani invisibili: quelli che, per un motivo o l'altro, in genere collegato a genitori assenti, tossicodipendenti o semplicemente irresponsabili, vivono insieme nelle case famiglia (un nome fin troppo fiducioso), nella speranza di rientrare in qualche modo nella società dopo aver ricucito le loro ferite. Che sono spesso profonde, come nel caso del protagonista di Il mio compleanno, diretto da Christian Filippi, che è un ragazzo/bambino, tenacemente ribelle e disposto a tutto pur di incontrare la madre, dalla quale le regole della comunità lo tengono lontano. Riccardino è carismatico, si capisce che in lui c'è qualcosa di speciale e di promettente e per questo gli educatori si dannano per tenerlo a freno. Nell'incontro desiderato al punto da scommettere tutto, con un vero e proprio salto nel vuoto senza paracadute, pur di rivedere la madre, che si rivela più bambina di lui, è costretto a crescere e ad avviarsi verso un futuro incerto, ma libero e col sorriso sulle labbra.

E' un buon esordio Il mio compleanno, grazie soprattutto all'ispirata prova di un giovane attore emergente, Zachary Delmas, spirito e formazione da circense, che sa essere quello che il personaggio richiede: aspro e aggressivo, tenero e affettuoso, ribelle e sprezzante delle regole stabilite dagli altri, quelli che stanno fuori e che “non sanno”, perché non vivono la sua condizione. Solo Simona (Giulia Galassi) l'educatrice che gli vuole bene, lo sa, perché anche lei ci è passata, ma neanche il suo affetto basterà a trattenerlo. Conferma il suo talento con una performance molto toccante Silvia D'Amico nel personaggio della mamma bambina, folle e lucida al tempo stesso, amorosa e crudele: le sue scene con Delmas sono perfette, ma tutto il cast contribuisce al senso di verità della storia.
Qualche dubbio, semmai, può venire da una sceneggiatura a tratti un po' prevedibile perché presenta situazioni simili a quelle viste in film che affrontano tematiche analoghe, ma sono peccati veniali (e forse inevitabili, dal momento che questo è lo stato delle cose) per un'opera che ha il merito di farci capire quanto ci sia ancora da raccontare di un sommerso che non conosciamo e da cui magari siamo impauriti e che dà anche risalto alle tante persone che si adoperano, tra mille difficoltà, per dare una prospettiva a ragazzi che non sono diversi dai nostri figli se non per la sfortuna che hanno avuto di nascere in contesti economici e sociali più svantaggiati. Vedere che il cinema italiano sa raccontare in modo onesto e coinvolgente anche le loro storie, merita tutta la nostra stima e attenzione e quella di un pubblico che gli auguriamo di trovare e che lo ha già apprezzato nei festival in cui è stato presentato.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità