L'amore, in teoria: recensione della commedia romantica con Nicolas Maupas
L'amore, in teoria è un seguito ideale di Tre metri sopra il cielo in cui Luca Lucini si interroga sull'amore a 20 anni. Lo fa con il tocco leggero che lo caratterizza e dirigendo il bravo Nicolas Maupas. La recensione di Carola Proto.
Quando un buon soggetto incontra due brave sceneggiatrici e le sceneggiatrici incontrano un regista che sembra nato per le commedie sentimentali, il risultato è un film che rispetta le regole del genere ma che, pur nella sua universalità e nei suoi gradevoli ammiccamenti ad illustri rom com britanniche o statunitensi, diventa un ritratto di qualcosa che ci sta molto a cuore: i nostri ragazzi di 20 anni o poco più, generazione che si è affacciata alla vita e all'amore da adulti dopo i due anni di congelamento del lockdown.
Nato da un'idea di Gennaro Nunziante, L'amore, in teoria è un seguito ideale di Tre metri sopra il cielo, e questo perché il regista è sempre Luca Lucini, che ha voluto raccontare l'amore giovane 20 anni dopo, registrando cambiamenti che riflettono l'evoluzione - o l'involuzione - della nostra società. Lucini, tra l'altro, ha promesso di girare anche un terzo film più o meno nel 2045, ma intanto è bene concentrarsi sulla nostra epoca e sul nostro mondo, che, nel frattempo, sta diventando un brutto posto, se già non lo è diventato. Nel brutto posto ci sono le guerre, le dittature, le pandemie, il collasso ambientale e la crisi economica, e forse la via più facile per non pensarci è chiudersi in sé stessi ed evitare fallimenti e delusioni, solo che anche non scegliere è una scelta e farsi andare bene tutto, come dice un personaggio del film, significa accumulare infelicità e frustrazione. E allora? Allora è meglio buttarsi come fa il protagonista della nostra storia, che si chiama Leone ed è diviso fra la ragazza di cui è stato perdutamente innamorato al liceo (Carola) e un'attivista green (Flor) incontrata facendo i servizi sociali.
Leone ha 23 anni ed è iscritto a filosofia, e ha l'aria timida e sperduta di quello studente proprio di filosofia di cui Ivan Graziani cantava in "Firenze", raccontando la sua tristezza per un amore non corrisposto. Anche Gennaro Nunziante ha studiato filosofia, e non a caso L'amore, in teoria comincia con una citazione di Spinoza, che nella sua "Etica dimostrata con metodo geometrico" scriveva: "Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta". Il protagonista del film davvero prova a cambiare rotta e, dopo qualche tentennamento, approfitta del bene più prezioso che l'uomo, che è dotato di libero arbitrio, possiede, e cioè la libertà di scegliere e di sbagliare. Ora, i suoi passi falsi, le sue gaffe e le sue debolezze sono indubbiamente al servizio della comicità della narrazione, ma il quadro che viene fuori è più complesso. Certo è che la generazione che Luca Lucini ci presenta sta riscrivendo le regole dell'amore, dal momento che le vecchie sono legate a schemi ormai inaccettabili. Il cinema, i romanzi e anche mamma e papà non hanno gli strumenti per prepararla a una relazione, oppure sono eccessivamente protettivi. Poi ci sono i social, il porno con la sua falsificazione della realtà, le ragazze giustamente intraprendenti e perfino la skincare, che ai maschi di una volta sarebbe sembrata un insulto alla virilità. Se questa è la situazione, come si fa a non essere spaesati? L'amore, in teoria ci dice che va bene essere spaesati, perché in fondo lo sono un po’ tutti, comprese le ragazze intraprendenti, che, di fronte a un inaspettato coinvolgimento, preferiscono sentenziare che la coppia è un costrutto culturale.
Il film di Luca Lucini non è solo una love-story in cui lui è ancora vergine, quindi una sorta di American Pie edulcorato. L'amore in teoria è anche la storia di una curiosa amicizia fra un ragazzo, che è sempre Leone, e un clochard di nome Meda che sta a metà fra il grillo parlante di Pinocchio e un Virgilio dantesco. Il rapporto fra i due personaggi è fra le cose più belle del film, anche perché a dare corpo e anima a Meda è Francesco Salvi. Avete capito bene: proprio quel Francesco Salvi che a fine anni '80 spopolava con "C’è da spostare una macchina". A interpretare Leone è invece Nicolas Maupas, che rivela un inaspettato senso dell'ironia e rende il personaggio una sorta di Bridget Jones al maschile, che dopo una notte d’amore, cammina per la città con il sorriso stampato sulla faccia e che la sera, davanti a un drink, si lascia consigliare dagli amici più cari. Maupas padroneggia perfettamente anche la goffaggine e la timidezza, che accostano Leone perfino al William Thacker impersonato da Hugh Grant in Notting Hill.
Ci piace molto, inoltre, che L'amore, in teoria metta per un istante sulla ribalta gli "invisibili", che sono quelli di cui nessuno si accorge, quelli che vivono ai margini ma che, nonostante tutto, amano la vita e hanno una grandissima dignità umana.
Ancora una cosa. I ragazzi che hanno visto in anteprima L'amore, in teoria si sono subito immedesimati in Leone, Carola (Caterina De Angelis) e Flor (Martina Gatti), che cercano e trovano sé stessi in una Milano splendida e non meno romantica della New York di Nora Efron. Significa che il film ha colto nel segno e che la leggerezza è quasi sempre la via più giusta per affrontare argomenti che tanto leggeri non sono.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali