Interviste Cinema

Nottefonda: intervista a Pivio, con Aldo De Scalzi le "schegge impazzite" delle colonne sonore

A latere della presentazione alla stampa di Nottefonda, abbiamo fatto due chiacchiere con Pivio, la metà del duo genovese che con Aldo De Scalzi ha composto centinaia di colonne sonore.

Nottefonda: intervista a Pivio, con Aldo De Scalzi le "schegge impazzite" delle colonne sonore

Il nome di Pivio – all'anagrafe Roberto Pischiutta – è notissimo tra gli appassionati di musica da film, che lo vedono lavorare da quasi 30 anni in coppia col concittadino genovese Aldo De Scalzi, assieme al quale ha composto ben più di 200 colonne sonore per cinema e tv. Al momento in sala ci sono due film, molto diversi tra loro, che portano la loro firma e la loro creatività nel reparto musicale: U.S. Palmese dei Manetti Bros., con cui li lega una lunga e fruttuosa collaborazione (Song' e Napule e Ammore e malavita hanno portato al loro ricchissimo Palmarès due David di Donatello), la bella commedia di Giorgia Farina Ho visto un re, mentre arriverà l'8 maggio al cinema la drammatica e notevole opera prima di Giuseppe Miale di Mauro, Nottefonda. Proprio in questa occasione abbiamo incontrato il compositore, cantante e musicista, anche attivo come solista (dopo l'esperienza giovanile col gruppo degli Scortilla), per fare due chiacchiere informali sul loro lavoro. Da segnalare che è uscito anche, quest'anno, un documentario auto prodotto, Musicanti con la pianola, che ha avuto per forza di cose una distribuzione limitata, dopo la presentazione alla Festa del cinema di Roma, ma che si spera possa rispuntare presto e che vi consigliamo.

Dal momento che Nottefonda è un'opera prima e un film drammatico, ci incuriosisce sapere quali input hanno avuto dal regista e come hanno lavorato al film.

Se parliamo di cinema, il regista è una sorta di fulcro attorno a cui tutto il resto gira, ed è chiaro che la sua impronta dà la marcia giusta. Nel caso di Nottefonda, che è un film drammatico, avevamo fatto degli incontri con Giuseppe per discutere quale poteva essere il suono del film. Più che all'aspetto melodico armonico, che prima o poi viene fuori, noi siamo interessati al senso del suono, al senso del timbro che caratterizza il film perché quello diventa veramente un attore nuovo che può aggiungere delle cose che magari nel film sono raccontate in parte o per niente. Questo è il motivo per cui film diversi producono teoricamente anche situazioni diverse, anche se l'autore è lo stesso. D'altronde quando chiami un attore per fare una commedia e poi un film drammatico, l'attore è sempre lo stesso però se è un bravo attore è in grado di fornire colori diversi. Con la musica è la stessa cosa sostanzialmente, quindi qui abbiamo deciso con Giuseppe di andare in una direzione vagamente orchestrale, con un'orchestra solo di archi, unendo alla sua forza drammaturgica tutta una serie di suoni molto freddi, molto glaciali che sono quelli che derivano dall'uso di synth analogici degli anni '70, proprio per creare questo contrasto di questa storia notturna, e quindi - non volendo rivelare più di tanto quello che si dovrebbe teoricamente scoprire solo alla fine -, dato che l'idea era stata sposata in pieno anche da Giuseppe, siamo andati in quella direzione.

Per i titoli di coda di Nottefonda, Pivio e Aldo De Scalzi hanno trovato la soluzione: la canzone cantata da Franco Ricciardi si intitola “Muri'” e Pivio ci racconta come è nata.

E' successa una cosa bizzarra nel finale, dove c'è una canzone cantata da Franco Ricciardi, che canta anche un'altra canzone nel film che però - a differenza di questa - non è originale. Con Aldo avevamo fatto quel brano in genovese per un nostro progetto, visto che ogni tanto facciamo delle cose per conto nostro, e quando Giuseppe ci ha contattato, anche grazie alla montatrice del film Cecilia Zanuso, ci fa vedere il film, poi si parla ovviamente di tante cose, non si parlava ancora della canzone, ma poi è venuto fuori il problema ipotetico della canzone finale perché era stata scelta una cosa non originale totalmente diversa. Allora gli abbiamo detto “guarda che noi in realtà abbiamo fatto questo pezzo, te lo faccio sentire” ed è un pezzo che sembra fatto apposta per il film perché la parte testuale racconta esattamente, in maniera molto poetica, quello che che racconta il film. Lui la sente, ovviamente gliela traduco perché il genovese non è facilissimo, e a quel punto dato che noi abbiamo avuto parecchie frequentazioni napoletane negli ultimi anni con i film dei Manetti, contattiamo Franco Ricciardi con cui abbiamo già fatto tante altre cose proprio per Song' e Napule, Amore e malavita e per l'ultimo Diabolik. Gli faccio sentire la canzone, lui se ne innamora e dice 'sì, okay, al testo ovviamente ci penso io' e così stiamo siamo arrivati a questa conclusione. Devo dire che sono molto contento di quel pezzo, che in un mondo ideale, che non è quello di oggi, probabilmente avrebbe anche un suo percorso diciamo pop. Ora il mercato va da tutt'altra parte e ne siamo consapevoli, però è interessante il fatto che a volte si creano delle strane combinazioni che ti portano a un risultato di cui sei proprio contento.

Lavorare a film e con cineasti che apprezzano arricchisce l'esperienza dei compositori dal lato umano e professionale. Molto legati ad alcuni autori, ultimamente Pivio e Aldo de Scalzi , hanno anche avuto l'opportunità di allargare le loro collaborazioni.

Per motivi totalmente diversi abbiamo avuto lo stesso approccio anche col film di Giorgio Farina: Anche lì eravamo molto divertiti, molto convinti del film e anche in quel caso è stata la nostra prima occasione di lavorare con lei, il che recentemente non ci sta succedendo troppo spesso perché stiamo soprattutto lavorando con registi con i quali abbiamo in essere un rapporto diciamo privilegiato, molto condiviso. Con i Manetti, Monteleone, Alessandro Gassman e finché è stato in vita Alessandro D'Alatri. Quindi abbiamo la nostra piccola famiglia, però il fatto che questa famiglia cresca mi piace perché sono persone tutte molto talentuose, si muovono in maniera diversa ma secondo me il cinema che loro propongono è di grande qualità, quindi sono contento.

Una domanda provocatoria: con la mole di lavoro che avete fatto, anche se siete due musicisti che amano sperimentare, non c'è il rischio della noia o la tentazione di ripetersi qualche volta?

Beh in effetti ad oggi abbiamo fatto tra tv e cinema 220/230 titoli e quando dico questo considero per esempio Distretto di polizia 1, in realtà sono 283 episodi. No non c'è rischio o meglio, il rischio c'è ma noi cerchiamo di fare di tutto per evitarlo. Il rischio c'è nel senso che man mano che vai avanti potrebbero crearsi le condizioni per cui potresti anche ripetere direzioni che hai già attivato e che presumibilmente magari anche funzionano, quindi ti dici gioco facile, ma se è successo è successo in maniera molto impropria, nel senso che non ce ne siamo neanche resi conto perché il nostro approccio, il nostro tentativo è quello di rinnovarci continuamente. Poi è chiaro che ci sono magari aree di film che sono in qualche modo compatibili, però abbiamo sempre cercato di trovare un motivo in più per scartare. Un po' come diceva anche Sakamoto, quando ancora si vendevano i dischi, che gli piaceva moltissimo trovare i suoi dischi in aree diverse dello stesso negozio, magari nell'area colonne sonore, della musica d'ambiente, nell'area pop, eccetera. Ecco, noi siamo in quella direzione, cioè non ci piace replicare, alla Paganini, ma proprio l'esperienza di questo periodo un po' lo dimostra, abbiamo tre film già in sala o che stanno per arrivarci, molto diversi, che hanno suoni diversi, mondi diversi, atteggiamenti diversi, e a questo punto credo che sia un po' anche la nostra caratteristica. Chi decide di lavorare con noi e noi di conseguenza con lui o con lei, sa che comunque siamo delle schegge impazzite, proprio perché noi non sopportiamo la noia e l'idea di ripetersi può portare fortemente alla noia e al manierismo, che è una cosa per noi insopportabile. Poi riuscire a farlo è un'altra faccenda, ma almeno il tentativo c'è.

Infine, vorremmo sapere quali compositori di colonne sonore Pivio considera maestri e scopriamo che non gli dispiace vedere “l'invasione di campo” di musicisti non specializzati nel settore.

Philip Glass è stato coinvolto e ha fatto colonne sonore bellissime, però ho sempre avuto la sensazione che in qualche modo fosse prestato al mondo del cinema, non l'ha mai vissuto come fulcro, come core business. Dire Morricone è troppo facile, soprattutto un certo tipo di Morricone... ma è difficile scegliere. Per esempio mi piace molto Mychael Danna E mi piace MOLTO Carter Burwell. Devo dire che tra l'altro c'è una cosa interessante che ho anche affrontato recentemente in una cosa che mi hanno chiesto di scrivere, ed è questa evoluzione o involuzione, non sta a me giudicare, che sta portando sempre più persone che in qualche modo nascono nel mondo ampio del pop a occuparsi di colonne sonore. Guarda quello che è successo anche recentemente alle candidature del David di Donatello: sostanzialmente c'è solo un unico compositore che possiamo associare in maniera inequivocabile al mondo del cinema, Nicola Piovani, gli altri tra l'altro con delle colonne sonore molto interessanti provengono da altri mondi. Iosonouncane viene dal mondo della sperimentazione elettronica, Colapesce ne ha fatte anche altre, anche con Di Martino e sappiamo da dove proviene, Thom York non c'è neanche bisogno di dirlo e poi c'è Margherita Vicario. Lo stesso per Michael Bloomberg di The Brutalist che viene dal mondo indie, che non è l'indie italiano ma inglese e quindi anche lui proviene da un mondo totalmente diverso da quello che si suppone sia quello della musica applicata alle immagini.

Ringraziamo Pivio per questa bella chiacchierata e vi invitiamo ad andare al cinema e ad ascoltare il lavoro che lui e Aldo De Scalzi hanno fatto per Ho visto un re (al cinema dal 24 aprile) e Nottefonda (dal 9 maggio). Ma anche, non dimentichiamolo, il lavoro solista di Pivio, il cui ultimo album, Misophonia, è del 2024, nell'attesa del nuovo di cui non ci sentiamo autorizzati a parlare ma che attendiamo con molta curiosità.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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