Interviste Cinema

Giulia Petrini è al cinema in Nonostante e Il complottista: "L'arte è un fuoco che va alimentato, nel bene e nel male"

Dall'esordio al cinema con I predatori di Castellitto, Giulia Petrini sta facendo quello che sa fare meglio: usare quel dono di spontaneità che ha oltre a saper interpretare personaggi molto distanti tra loro.

Giulia Petrini è al cinema in Nonostante e Il complottista: "L'arte è un fuoco che va alimentato, nel bene e nel male"

Uno dei piaceri nell'andare a vedere film italiani al cinema (anche in TV o streaming, per carità, ma rimaniamo sulla regina delle esperienze sensoriali visive), è quello di conoscere nuovi interpreti che danno un contributo spesso fondamentale alle storie raccontate. Ci sono i protagonisti che apprezziamo da anni e che rappresentano i volti del nostro cinema, di cui forse ci piacerebbe vedere un cambio della guardia più frequente, e poi ci sono attori e attrici in altri ruoli la cui bravura è tale farci dimenticare che stiano svolgendo il loro lavoro. Non vediamo loro, ma vediamo i loro personaggi.
Tra questi c'è Giulia Petrini (la foto in alto è di Fabio Zazzaretta).

Per lei la recitazione è una scelta professionale relativamente recente. Per anni ha lavorato nel mondo della danza moderna, arrivando comunque da un background classico come dovrebbe essere in questo settore, l'attrice ha deviato il suo percorso verso l'interpretazione. Serie web, cortometraggi e ruoli televisivi dal 2016 in poi sono stati la sua graduale ascesa verso l'esordio cinematografico in I predatori di Pietro Castellitto. Il considerevole ruolo di Teresa in quel film ha messo in chiaro immediatamente quali carte Petrini avesse da giocare. Lei è una di quelle attrici che oltre a saper recitare, possiede un dono di spontaneità che regala un'estrema naturalezza ai personaggi che interpreta. Giulia Petrini è tra gli interpreti di due film attualmente in programmazione nei cinema, Nonostante di Valerio Mastandrea e Il complottista di Valerio Ferrara, rispettivamente un dramma e una commedia.

Giulia, i due titoli sopracitati hanno trovato in te la giusta attrice per i rispettivi personaggi. Hai sostenuto delle audizioni per entrambi? E se sì, quanto sono state diverse una dall’altra?
Sono state diverse nella modalità, ma molto simili nel contenuto. Per Nonostante è stato un incontro con Valerio Mastandrea, fissato dalla casting Gabriella Giannattasio, nel quale ho scoperto che lui aveva piacere che io partecipassi al film. Ed ovviamente ho accettato con altrettanto piacere.
Per Il complottista ho sostenuto un vero e proprio provino su due scene, ci siamo trovati molto bene io e Valerio Ferrara, sentivo di essermela “giocata” bene, ma subito dopo Valerio mi ha detto che aveva pensato proprio a me per il ruolo, quindi il provino era una sorta di prova del nove.
In sintesi, in un caso è stato un incontro, nell’altro è stato un provino, ma entrambi avevano già pensato a me per quei ruoli.

Chi interpreti in Nonostante e chi ne Il complottista?
In Nonostante interpreto una giovane madre legata alla storia della “condizione” del protagonista tramite il figlio (non posso entrare troppo nello specifico, per non spoilerare anche il contesto del film). Ne Il complottista interpreto l’assistente di un politico alla quale verrà affidata la gestione di una situazione (anche qui non spoilero), e questo potrebbe essere il primo passo verso un’ascesa politica (questo è un mio personale pensiero sul personaggio).

Sono personaggi che appartengono a storie molto distanti tra loro. Quando leggi una sceneggiatura, cosa ti aiuta maggiormente a comprendere il tono e il valore di ciò che racconta?
Sembrerà strano, ma nel mio caso ciò che mi aiuta di piú è leggerla. E per leggerla intendo infinite volte, questa cosa riguarda anche le singole scene del proprio personaggio, leggo, leggo, leggo, e ogni volta viene fuori qualcosa che nella lettura precedente non avevo notato, sottotesti, intenzioni… Dopo aver fatto tutto ciò, arrivi ad interiorizzare talmente tanto che la storia ed il personaggio sono diventati parte di te senza neanche rendertene conto.

Prima della lettura, è stato per te fondamentale l'ascolto. Una parte del tuo percorso professionale l’hai vissuta nel mondo della danza, un’altra parte in quello della recitazione. In che modo, secondo te, l’arte aiuta a nutrire l’anima?
Sí è vero, sono stata una ballerina fino ai 30 anni, poi è casualmente arrivata la vocazione attoriale. Io non so come l’arte nutra l’anima e non vorrei fare discorsi banali/retorici, ma so che è un’esigenza. Un’urgenza. È un fuoco che va costantemente alimentato, nel bene e nel male. Quindi alla domanda “in che modo l’arte nutre l’anima” potrei rispondere: con la legna.

Bella risposta. Intanto io aggiungo carburante a questa conversazione e proseguo con le domande. Nel passaggio dalla danza alla recitazione, quanto conta per te il corpo nella costruzione di un personaggio?
È fondamentale, per me viene prima di tutto. Ognuno di noi ha un modo di muoversi dato da ciò che siamo o dal contesto in cui ci troviamo. Una persona pigra e svogliata non potrà muoversi freneticamente, cosí come una persona timida tanto da nascondersi non potrà camminare a spalle aperte e a testa alta (poi ovviamente può esserci un’evoluzione nella storia di tutti noi, cosí come può esserci all’interno di una sceneggiatura). Indi per cui, una volta compreso a fondo il personaggio, ecco che il corpo si muoverà di conseguenza. Nel mio caso, tutto ciò avviene grazie alla danza, alla percezione corporea che mi ha lasciato.

Hai calcato set diretti da giovani autori esordienti e da registi affermati (incluso Paolo Sorrentino sul corto/spot per Campari). Che idea ti sei fatta del cinema italiano di oggi, e in quale direzione ti piacerebbe che andasse?
Ci tengo a precisare, nel corto/spot Campari di Paolo Sorrentino ero in veste di ballerina.
Io credo che ci sia una gran voglia di fare film, sia da parte degli emergenti che degli autori affermati, mi piacerebbe che nel futuro si possa creare un concetto di investimento a prescindere da tutto. Se un emergente ha tra le mani un bel film, è giusto che gli venga data la possibilità di dirigerlo, senza pensare agli incassi. Purtroppo si è molto legati a questa visione, e così facendo non avremo piú diversità, perché verranno fatti film con lo stampino, per accontentare tutti. L’investimento dovrebbe essere culturale, non monetario.
E da attrice mi piacerebbe andare di pari passo con i ruoli, pensare a personaggi femminili anche svincolati dal concetto di “madre/moglie”, pensare a personaggi che possano vivere una storia senza dover rendere conto a qualcuno a casa, che vivono drammi al di fuori della famiglia, per altri motivi, in altre situazioni. Resto fiduciosa.

Ci lasciamo dunque sulla fiducia. È stato un piacere.

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