Asterix & Obelix: Il duello dei capi, la recensione della miniserie animata Netflix, un evento per tutti i fan
Con questa miniserie animata in streaming su Netflix, a nostro parere Alain Chabat e la TAT Productions hanno creato uno dei migliori adattamenti di un albo di Goscinny & Uderzo: umoristico, ma anche coinvolgente e tenero. La nostra recensione di Asterix & Obelix: Il duello dei capi.
La giovane studiosa Metadata, appassionata della cultura gallica, suggerisce a Giulio Cesare un modo per rendere romano il villaggio dei nostri irriducibili Galli: invogliando Elipiubelgalix, il capo di un altro villaggio già assoggettato, a sfidare in duello il nostro Abraracourcix. Nel caso lo sfidante vincesse, automaticamente Asterix, Obelix & C. diventerebbero così romani. Unico problema: bisogna impedire al druido Panoramix di preparare la pozione che dona una forza sovrumana. La macchinazione sembra funzionare, mentre l'amicizia tra Asterix e Obelix, messa di fronte a una crisi senza precedenti per il villaggio, sembra vacillare.
"Asterix e il duello dei capi" (1966), firmato dai genitori storici della serie, René Goscinny & Albert Uderzo, non è mai stato tra gli albi più popolari: ricchissimo come al solito di irresistibile umorismo, ma non troppo memorabile nell'intreccio, fu già citato nel solo tormentone del menhir che rende amnesico Panoramix, in un altro lungometraggio di animazione a mano libera del 1989, Asterix e la Grande Guerra di Philippe Grimond. Questa miniserie realizzata per Netflix dalla TAT Productions (autrice dell'arguto A spasso con Willy e del folle Argonuts) ne vede invece tutte le potenzialità, regalando ai fan uno dei migliori adattamenti audiovisivi di un'opera di Goscinny & Uderzo. Da un lato il marchio ha trovato una sua dimensione estetica stabile nell'animazione in CGI, dopo Asterix e il Regno degli Dei e Asterix e il Segreto della Pozione Magica. Dall'altro quegli stessi film hanno dato valore a cartoon dalla personalità via via più autonoma, visto che l'ultimo era addirittura un soggetto originale, mentre Il Regno degli Dei già mostrò più rigore nel concentrarsi sull'espansione di un singolo albo, invece di fonderne insieme diversi con scarso criterio.
Asterix & Obelix: Il duello dei capi combina questa raggiunta maturità di contenuti ed estetica con l'esperienza puramente comica di Alain Chabat, che aveva già avuto a che fare col marchio, dirigendo il film dal vero Asterix & Obelix: Missione Cleopatra una ventina d'anni fa, dove peraltro interpretava Giulio Cesare. In questo caso Chabat ha co-diretto la miniserie con l'esperto Fabrice Joubert (già DreamWorks e Illumination), scrivendone la sceneggiatura con il suo collaboratore Benoit Oullion e Pierre-Alain Bloch. In più, in lingua originale francese si è riservato proprio il ruolo di Asterix, mentre Obelix è coperto dal Gilles Lellouche che lo ha interpretato in carne e ossa nell'ultimo disastroso film dal vero, Asterix & Obelix - Il regno di mezzo. Ma preferiamo non pensare a questi scivoloni in carne e ossa, che rischiano spesso di trasmettere un'idea falsata della magica leggerezza di questo mondo antico, satira della contemporaneità piena di cuore.
E Asterix & Obelix: Il duello dei capi mostra persino più cuore del previsto: Chabat e la sua squadra hanno espanso l'albo originale ancora meglio di quanto fecero gli autori del Regno degli Dei, avendo a disposizione un minutaggio maggiore (parliamo di cinque puntate tra i 25 e i 30 minuti). Mantengono i personaggi principali, ma per esempio hanno la grande idea di impostare la prima puntata come un prologo-flashback: rivisitazione della fiaba "Come fu che Obelix cadde da piccolo nel paiolo del druido" (1988, illustrata da Uderzo su un testo inedito dello scomparso Goscinny), racconta la genesi della pozione magica, della celebre caduta di Obelix nel calderone da bambino, nonché dell'amicizia tra i due protagonisti. Colgono persino l'occasione per introdurre già in versione infante il gradasso Elpiubelgalix, rafforzandone il ruolo nella vicenda generale. Certo, si evitano le gag dell'albo legate alla stazza di Obelix, forse perché siamo pur sempre nell'era di condanna del body shaming, però si compensa con l'esilarante ex-gladiatore commentatore della sfida, che rimpiange la buona vecchia violenza di una volta, in stile "ma dove andremo a finire"? Sopravvive la presa in giro della psicoanalisi, con una diversa sfumatura in direzione crisi di coppia.
E comunque non tutta la modernità viene per nuocere: il sottotesto politico nei migliori albi di Asterix c'è sempre stato, però a nostra memoria è la prima volta che in un cartoon si integra la caricatura dei romani con un effettivo senso di minaccia per il loro dominio. Il personaggio della giovane Metadata si illude che un dominio possa rispettare le usanze locali: è l'ingenua tentazione di considerare un potere autoritario e una colonizzazione culturale tutto sommato accettabili. Non lo sono, e nel climax i Romani di Asterix per la prima volta fanno davvero male e fanno un po' di vera paura. Istruttivo. Niente che comprometta l'impianto umoristico, tra l'altro in alcuni momenti davvero esilarante (era tempo che non ridevamo ad alta voce per qualche dialogo o gag fulminante). Però c'è un prezioso pizzico di rischio vero, e c'è quella reale tensione umana tra Asterix e Obelix, con il secondo che si erge ancora una volta come il mito sempiterno che è, con una tenerezza che sa commuovere. Come dicevamo, l'estetica funziona, con una solida animazione e una direzione artistica che non disdegna delle belle dominanti sature (specie nel climax), ma è la sostanza a convincere come raramente ci è accaduto nelle trasposizioni asterixiane.
Asterix e Obelix: il Duello dei Capi è, a nostro modesto parere, il nuovo metro di paragone per gli adattamenti della storica saga di Goscinny & Uderzo.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"